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2tto66
Utente Master
Lazio
2389 Messaggi |
Inserito il - 27/06/2006 : 11:50:49
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non c'é problema, é solo una curiosita', sapere qualcosa in piu' non fa mai male, ma non c'é nessuna fretta |
I serie del '66 Giulia sprint gt veloce del '67 |
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Zenzero
Utente Attivo
Campania
534 Messaggi |
Inserito il - 29/06/2006 : 10:40:26
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Supponiamo di sommare le singole aree dei pistoncini che agiscono sulle pastiglie della nostra vettura .Abbiamo 8 pistoncini.
Se costruiamo al posto di essi, un unico pistone la cui area è pari alla somma di quella degli 8 pistoncini, potremo dire che nella nostra spiegazione semplificiamo il complesso pinze con un unico pistone, la cui area è pari alla somma degli otto pistoncini.
Chi comanda gli otto pistoncini ? La pompa dei freni.
Allora il ns circuito idraulico è schematizzato così:
Immagine:
8,05 KB
Il pistone piccolo è la pompa dei freni di area A2, quello grande di area A1 rappresenta un unico pistone, al posto degli otto, la cui area è la somma degli otto pistoncini.
Siccome i liquidi sono incompressibili, per mantenere in equilibrio la bilancia idrostatica, ossia nella figura i due pistoncini si devono trovare alla stessa quota 0, il peso P1 dovrà essere più grande di P2 del rapporto delle aree dei due pistoncini, A1/A2
Ossia in parole povere, quando freniamo (applichiamo la forza P2) sul pistone di area A1 agirà una forza P1 più grande del rapporto A1/A2
cominciamo con sto' poco
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Modificato da - Zenzero in data 29/06/2006 10:57:00 |
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motogigio73
Utente Senior
Campania
1849 Messaggi |
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Zenzero
Utente Attivo
Campania
534 Messaggi |
Inserito il - 08/07/2006 : 13:21:36
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Cerco di dividere il discorso per i due tipi di servofreno
Caso A - quello dell'osso, ossia questo:
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28,11 KB
Lo schema del circuito frenante è questo:
Immagine:
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In questo caso la spinta sul pedale del freno 1 agisce su una pompa maestra 2, genera una pressione nella tubazione 3 e conseguentemente su tutti gli organi idraulici ad essa collegati. Tale pressione, oltre a mettere in azione l'impianto di frenatura, agisce sul dispositivo moderatore 4.
Tale dispositivo permette che la depressione provocata dal motore e presente costantemente nei tratti 5, 6, 7, agisca solo lungo il percorso 5-6, mentre nel tratto 7 si ha la pressione atmosferica. Ne deriva che il grosso stantuffo 8 viene succhiato verso destra dalla depressione agente sulla sua facciata destra (o, se vogliamo, viene spinto verso destra dalla pressione atmosferica agente sulla sua facciata sinistra) con la conseguente chiusura dell'orifizio 9 da parte dell'asta conica 10 e spinta verso destra dello stantuffino 11. A questo punto è lo stantuffino 11 che determina la frenatura creando una forte pressione nel circuito finale 12, mentre la pompa maestra agisce solo sul dispositivo moderatore 4. Tale dispositivo, a seconda della pressione idraulica ricevuta, stabilizza le differenze di pressione pneumatica fra i tratti 6 e 7 ottenendo a destra dello stantuffo 8, sforzi proporzionali alla forza esercitata dal guidatore sul pedale del freno.
Lasciando il pedale del freno, viene a mancare la pressione nella tubazione 3 e conseguentemente nel dispositivo moderatore 4, il quale, portando all'identico valore di depressione i tratti 6 e 7 permetterà il ritorno verso sinistra dello stantuffo 8 e dello stantuffino 11 ad opera delle rispettive molle 13 e 14.
In posizione di riposo, il distacco dell'asta conica 10 dallo stantuffino 11 permette la costante apertura dell'orifizio 9, per cui qualsiasi incremento di pressione nel circuito 12 (ad esempio per effetto di riscaldamento dovuto ad aderenze negli organi di attrito) trova immediato sfogo nella tubazione 3 e quindi nell'alimentatore 15, grazie al tratto a vuoto della pompa maestra 2.
Nel sistema c'è anche una valvola di ritegno della depressione 16 che assicura un costante ed elevato valore di depressione nel servofreno, indipendentemente dalle escursioni che tale valore può avere nelle varie condizioni di impiego del motore. Grazie a tale valvola 16 e ad un eventuale serbatoio accumulatore collegato con la tubazione 5 il servofreno si mantiene efficiente per un certo numero di frenate anche se il motore si fosse incidentalmente arrestato.
Qualora il servofreno non dovesse funzionare per un motivo qualsiasi che rendesse immobile lo stantuffo 8, non viene mai esclusa l'azione frenante esercitata dal guidatore tramite la pompa maestra 2. In questo caso la pressione nella tubazione 3 passa liberamente (tramite l'orifizio 9) nel circuito finale 12, provocando una azione di frenatura la cui entità dipende dallo sforzo esercitato dal pilota
Caso B
Servofreno IV serie, ossia questo:
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Lo schema è questo:
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Sotto un certo aspetto è una semplificazione del sistema , A in quanto il servofreno è direttamente azionato dal pedale del freno, ed altrettanto direttamente agisce sulla pompa maestra.
Anche in questo schema, la spinta esercitata dallo stantuffo del servofreno contro lo stantuffino della pompa maestra è controllata da un dispositivo moderatore situato fra il comando meccanico del pedale e il gruppo servofreno¬pompa maestra. Come nel sistema precedente, tale dispositivo moderatore regola le spinte esercitate dal servofreno sulla pompa maestra in modo perfettamente proporzionale agli sforzi esercitati dal guidatore sul pedale del freno.
Annullando lo sforzo sul pedale, si ha di nuovo la depressione su entrambe le facce dello stantuffo del servofreno, con il conseguente suo ritorno in posizione di riposo ad opera della molla interna. Anche qui, mancando accidentalmente il lavoro del servofreno, si ha la frenatura libera (affidata alla forza fisica del guidatore) per il passaggio diretto della spinta dal pedale del freno alla pompa maestra..
Spero di non suscitare le ire di Santana, per aver iniziato dalla ruota
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Modificato da - Zenzero in data 10/07/2006 09:40:33 |
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motogigio73
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Zenzero
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Inserito il - 10/07/2006 : 09:41:47
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Citazione: Messaggio inserito da motogigio73
Seneca?
è la vecchiaia |
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2tto66
Utente Master
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Inserito il - 11/07/2006 : 08:41:01
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é molto chiaro e spiegato in ogni dettaglio, proprio quello che mi mancava, grazie |
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motogigio73
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